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genitori e figli

Genitori e Clima Facilitante

Quanto spesso ci accorgiamo che con i nostri figli c’è qualcosa che non va?

In alcune situazioni le nostre buone intenzioni non sono sufficienti per creare quel clima piacevole nella relazione con loro che tanto desideriamo.

Il ‘clima facilitante‘ può essere descritto come quel modo di essere in relazione con i nostri figli all’interno del quale la relazione funziona bene.

Quando siamo in grado di ricreare questo tipo di clima assieme ai nostri figli:

  • proviamo piacere nell’ascoltarli e loro nell’essere ascoltati da noi
  • riusciamo a proporci come ‘consulenti’ nell’offrire loro un aiuto, cercare una soluzione ad un problema e loro ci accettano con questo ruolo; entrambi siamo soddisfatti da questo scambio
  • troviamo assieme a loro un modo per rendere piacevole per entrambi il tempo condiviso
  • le regole condivise funzionano, non abbiamo bisogno di fare fatica per farle rispettare, rischiando di utilizzare il potere all’interno della relazione
  • siamo in grado di orientare incomprensioni, i conflitti, difficoltà nella relazione con loro verso una completa risoluzione

come ci comportiamo quando le cose non funzionano?

Non é scontato per un genitore avere questo tipo di consapevolezza.
A volte diamo per scontato che tutto debba andare per il verso giusto e rischiamo di agire istintivamente una serie di comportamenti autoritari o al contrario permissivi che a nostra volta abbiamo appreso ‘tradizionalmente’ dalla nostra famiglia o dalle persone di riferimento per noi maggiormente significative

Questi comportamenti non sempre sono funzionali, non ci aiutano a riportare il clima della relazione in un’area di benessere e rispetto reciproco (clima facilitante).

Quando facciamo fatica a gestire la rabbia ad esempio, rischiamo di agirla con un comportamento di tipo autoritario del tipo “si fa come dico io”:

  • ci arrabbiamo con loro

Rischiamo di ferirli e a volte mostrare loro il nostro dispiacere non è sufficiente.

Altre volte rischiamo di agire in modo permissivo del tipo “hai vinto tu”:

  • lasciamo decidere a loro
  • rinunciamo a gestire la situazione perché sentiamo la fatica o non ci sentiamo in grado di influenzare il loro comportamento in alcun modo

Rischiamo di vivere un senso di frustrazione, reprimere la nostra rabbia.

Non sempre abbiamo la prontezza, gli strumenti, la sensibilità per accorgerci in una determinata situazione che il clima relazionale sta deteriorandosi e il malessere rischia di prendere il sopravvento.

“Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. 
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. 
Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. 
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.”

  Janusz Korczak – “Quando ridiventerò bambino”

l’importanza del feedback per verificare il livello di benessere nella relazione

Abbiamo una grande opportunità per migliorare la qualità della relazione con i nostri figli e per agire come promotori / facilitatori del benessere nella relazione con loro: verificare l’efficacia dei nostri comportamenti osservandone le conseguenze, raccogliendo attivamente i feedback che ci danno i nostri figli, verificando quando e quanto siamo in grado di influenzare il clima relazionale con i nostri figli.

Per agire questo tipo di automonitoraggio, facendo riferimento ad una particolare situazione possiamo chiederci: “cosa ho fatto/detto?”, “che effetto ha avuto su mio/a figlio/a?”, “quanto é stato percepito in modo efficace ciò che intendevo comunicare”?

Proviamo quindi a metterci nei panni dei nostri figli:
quali dei nostri comportamenti hanno sortito l’effetto da noi desiderato / quali no?

Con un po’ di allenamento questo tipo di verifica ci può portare ad identificare: 

  • cosa ha funzionato / cosa non ha funzionato nella nostra comunicazione,
  • quali esigenze, emozioni hanno trovato un’opportunità di essere ascoltate / percepite ma non ascoltate / ignorate

possiamo quindi anche esplorare cosa avremmo potuto fare diversamente?

per facilitare noi stessi ad identificare nuove opportunità di relazionarci con loro.

mettendoci in gioco, con questo tipo di automonitoraggio e sperimentazione attiva possiamo attivare un processo virtuoso di cambiamento che può portarci ad influenzare efficacemente il clima della relazione genitore / figlio orientandolo verso la generazione di maggiore qualità e benessere.

perché è importante un clima di benessere nella relazione genitore / figlio?

La qualità della relazione che possiamo garantire può fare la differenza in particolare nell’offrire ai nostri figli le condizioni che facilitano lo sviluppo delle competenze chiave che é importante e necessario possedere per affrontare efficacemente le sfide rappresentate nella vita di tutti i giorni dalla relazione con noi stessi, gli altri, il contesto in cui viviamo.

Solo all’interno di un clima facilitante, caratterizzato da qualità e benessere e possibile agire come facilitatori dello sviluppo di tali competenze.

Molte ricerche a livello mondiale trovano un comune punto di incontro a riguardo in quelle che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito ‘Life Skills’, competenze per la vita

  • Consapevolezza di sé  
  • Gestione delle emozioni
  • Gestione dello stress
  • Empatia
  • Creatività
  • Senso critico
  • Prendere decisioni
  • Risolvere problemi
  • Comunicare efficacemente
  • Gestire le Relazioni interpersonali.

“Aiutando i bambini e gli adolescenti ad acquisire queste capacità li si attrezza a far fronte alle sfide della vita quotidiana e li si aiuta a gestire il proprio benessere (…) sembra che i meccanismi tradizionali attraverso i quali si apprendevano tali competenze non funzionino più adeguatamente di fronte alla complessità creata dai profondi cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, quali la crescente influenza dei media (…) i progetti di Life Skills Education possono rispondere all’esigenza sempre più diffusa di reperire strumenti e modalità per fronteggiare tale crescente complessità”

prevenzione del disagio

oltre a facilitare i nostri figli nel proprio processo di crescita personale , un clima facilitante nella relazione genitore figlio ha anche una funzione preventiva: facilita la prevenzione di molte tipologie di disagio psichico, tra le quali: dipendenza affettiva , dipendenza da sostanze, dipendenza da videogiochi, dipendenza da gioco d’azzardo, bullismo

bibliografia:
Educare le life skills. Come promuovere le abilità psico-sociali e affettive secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità di Marmocchi Paola, Dall’Aglio Claudia, Zannini Michela – Centro Studi Ericsson (2004)

sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: WHO/MNH/PSF/93.7A.Rev.2

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crescita personale

Di quali condizioni si nutre il benessere personale?

Esiste una naturale tendenza in ciascuna persona, che la orienta verso la completa attualizzazione di sé stessa. Questa è ciò che Carl Rogers definisce tendenza attualizzante.


Come la ghianda che racchiude in sé tutto il potenziale di sviluppo per poter diventare una quercia, così ciascuno di noi racchiude in sé le risorse sufficienti e necessarie per potersi realizzare pienamente come persona.


Una visione della natura umana positiva, fiduciosa, orientata al benessere, all’attualizzazione del potenziale, all’espressione piena del potere personale (empowerment).


E’ la presenza o meno delle condizioni che facilitano l’espressione di questa tendenza a fare la differenza.


Come la ghianda ha bisogno di sole, terra ed acqua per poter evolvere nel migliore dei modi, così ciascuno di noi ha bisogno di queste 3 condizioni sufficienti e necessarie per poter realizzare pienamente il proprio potenziale:

> accettazione positiva incondizionata: sentirsi accettati per quello che siamo, in primis da noi stessi. E’ una condizione che non sempre è disponibile, oppure non ci ‘arriva’ dalle persone per noi significative con quell’intensità necessaria che ci consente di fare nostro questo prezioso riconoscimento positivo. Rappresenta un nutrimento essenziale per apprendere come prenderci cura di noi stessi e della relazione con gli altri.

> empatia: sentirsi compresi nei vissuti più profondi che caratterizzano le diverse esperienze che la vita ci offre. E’ molto difficile poter offrire a noi stessi e agli altre questo tipo di comprensione se non abbiamo avuto la possibilità di nutrirci di questa condizione attraverso le relazioni con le persone per noi maggiormente significative.


> congruenza
: tra il nostro sé ideale, il nostro sé reale, il nostro sé percepito.


A volte rischiamo di alimentare il divario che sussiste tra questi tre livelli di consapevolezza di noi stessi, limitando in tal modo il nostro potere personale che trae invece nutrimento dall’armonia tra gli stessi. Riconoscendo ad esempio maggiore legittimità a ciò che dovremmo essere, alla versione ideale di noi stessi rispetto a ciò che realmente siamo o percepiamo in un determinato momento: quando ciò avviene rischiamo di limitare la funzione di guida per la nostra realizzazione personale che il nostro sé ideale può potenzialmente rappresentare e alimentiamo la nostra incongruenza.
L’incongruenza é ciò che si manifesta nei classici sintomi che la medicina occidentale e la psichiatria definiscono ‘ansia‘ , ‘depressione‘ , ‘dipendenza affettiva’ o più genericamente ‘disagio‘.

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ansia e attacchi di panico crescita personale

Gestire efficacemente il giudizio degli altri

Ogni qualvolta veniamo a contatto con persone sconosciute, avviene naturalmente un primo scambio: spesso generiamo un giudizio generico degli altri e viviamo la sensazione che anche gli altri stiano facendo lo stesso nei nostri confronti.

E’ una sensazione a pelle, che può essere vissuta positivamente o negativamente a seconda del nostro stato d’animo, di chi sono le altre persone, del contesto nel quale avviene questo primo contatto.

Se abbiamo sviluppato una buona capacità di ascolto e riconoscimento delle nostre emozioni e di gestione dello stress, possiamo attivare questa capacità in quei momenti, affinché ci venga in aiuto nel gestire quel leggero stato d’ansia che, se gestita efficacemente, può alimentare la nostra curiosità nei confronti di ciò che è diverso da noi o aiutarci nel tenere le distanze da una situazione potenzialmente spiacevole.

Quei primi momenti di contatto, possono darci informazioni preziose riguardo al nostro modo di essere, a ciò che troviamo interessante, ci attrae o al contrario a ciò che non ci piace nelle altre persone e nelle diverse situazioni. Queste informazioni sono preziose per orientarci, fare delle scelte consapevoli nella complessità che caratterizza il nostro vivere quotidiano.

Quando invece sperimentiamo un livello di ansia sopra la soglia, corriamo il rischio di vivere con disagio questo tipo di situazioni.
Paradossalmente può essere proprio il nostro comportamento, il nostro modo di fare ‘diffidente‘, ‘chiuso‘, ‘difensivo‘ a contribuire alla generare di un giudizio negativo su di noi da parte delle altre persone.
Questa nostra stessa chiusura nei confronti degli altri rischia di generare un rifiuto da parte degli altri che può contribuire ad alimentare la nostra ansia fino a portarla ad un livello di intensità difficile da gestire, che a volte può sfociare in un vero e proprio attacco di panico.

Chi vive con difficoltà la gestione dell’ansia legata alle situazioni sociali sconosciute, spesso sviluppa l’abitudine disfunzionale di evitare questo tipo di situazioni, per non dover gestire il disagio legato al giudizio delle altre persone. Tale abitudine è disfunzionale dato che tutti noi ci nutriamo di relazioni, viviamo in funzione di esse. Il rischio nell’alimentare questo tipo di abitudini è quello legato allo sviluppo di una vera e propria fobia sociale.

Le capacità di generare una buona prima impressione negli altri e di gestire efficacemente il giudizio degli altri sono competenze fondamentali per prenderci cura del nostro #benessere e della nostra #salute.

all’interno del setting protetto che caratterizza un percorso di psicoterapia breve, è possibile esplorare il nostro modo di essere e modellare, cambiare, apprendere nuove modalità di rapportarci a noi stessi e a agli altri maggiormente funzionali allo sviluppo di #empowerment e #benessere

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genitori e figli

Genitori senza Controllo

“Uno dei sentimenti più gratificanti che io conosca, ed una delle esperienze che meglio promuovono la crescita dell’altra persona, sorge dall’apprezzare un individuo nello stesso modo in cui si apprezza un tramonto. Le persone sono altrettanto meravigliose quanto i tramonti se io li lascio essere ciò che sono. In realtà, la ragione per cui forse possiamo veramente apprezzare un tramonto é che non possiamo controllarlo. Non tento di controllare un tramonto. Ammiro con soggezione il suo dispiegarsi”.      
Carl Rogers   

 

Mi ritrovo spesso e volentieri, in particolare da quando sono diventato genitore, a ricordare questa metafora utilizzata da Carl Rogers, il fondatore dell’approccio centrato sulla persona al quale faccio riferimento non solo come professionista, ma che rappresenta un credo profondamente radicato nel mio modo modo di essere.

Mi aiuta a riflettere riguardo a ciò che accade ogni qualvolta (non ci riesco sempre!) sono in grado di lasciare da parte il controllo e creare assieme a mia figlia un contatto di qualità: in quei momenti provo un profondo senso di soddisfazione, posso osservare con curiosità il suo modo di essere e riconoscere, apprezzare la sua diversità, mi sento arricchito dalla sua presenza; riconosco l’opportunità di apprendere qualcosa di importante sulla vita, su di lei, su me stesso, sulla nostra relazione.

Lasciando da parte il controllo, noi genitori abbiamo la possibilità di riconoscere ed apprezzare maggiormente i nostri figli nella loro diversità.
Questo tipo di riconoscimento é una delle condizioni sufficienti e necessarie per aiutare i nostri figli nell’esprimersi autenticamente per ciò che sono, facilitati da noi nella scoperta di loro stessi e della loro unicità.

Al contrario, ogni qualvolta invece tentiamo di agire un qualche tipo di controllo nella relazione con loro o su di loro, rischiamo di creare delle distanze che possono farli sentire incompresi e non accettati per ciò che sononon valorizzati o squalificati da noi.
Questo tipo di distanza rischia di ostacolare nel medio e lungo termine il processo di sviluppo della loro autostima e di influenzare negativamente i loro comportamenti.
Il tentativo di agire una qualche forma di controllo ha inoltre un ulteriore conseguenza : spesso i figli reagiscono ai nostri tentativi di controllo con tutte le energie che hanno a disposizione!

Abbiamo molte possibilità oltre a quella di utilizzare il potere nella relazione con loro  che possono portare a dei benefici importanti e promuovere lo sviluppo di benessere e qualità nella relazione genitore-figlio.

Genitori facilitanti: una sfida esistenziale o una concreta possibilità?

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